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dai GIORNALI di OGGI

"Il giornale": "golpe contro il premier".

E Di Pietro: "Il golpe è di Berlusconi"

Bossi: "Voto anticipato? Siamo pronti"

Il ministro leghista: "Ma non ci credo"

Casini: "Elezioni sono un auspicio".

Fini: governo è quello che esce da voto

2009-10-05

Ingegneria Impianti Industriali

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Dalessandro Giacomo

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

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2009-10-04

CORRIERE della SERA

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2009-10-05

"Il giornale": "golpe contro il premier". E Di Pietro: "Il golpe è di Berlusconi"

Bossi: "Voto anticipato? Siamo pronti"

Il ministro leghista: "Ma non ci credo" Casini: "Elezioni sono un auspicio". Fini: governo è quello che esce da voto

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NOTIZIE CORRELATE

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Troppi attacchi al premier, serve manifestazione (4 ottobre 2009)

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Lodo Mondadori: "Fininvest deve risarcire 750 milioni a Cir" (3 ottobre 2009)

Il ministro delle Riforme, Umberto Bossi (Ansa)

Il ministro delle Riforme, Umberto Bossi (Ansa)

MILANO- Il Pdl fa quadrato attorno a Silvio Berlusconi: dopo la sentenza sul maxi-risarcimento da 750 milioni dovuti dalla Fininvest alla Cir di De Benedetti, e alla vigilia della sentenza della Corte Costituzionale sul lodo Alfano (attesa per mercoledì), i ministri Bondi e La Russa puntano il dito contro "l'attacco concentrico dei poteri forti" per far cadere il governo e lanciano la proposta di una "grande manifestazione di piazza" di sostengo al premier. Ma non è l'unica ipotesi ventilata negli ambienti della maggioranza. È la Lega, infatti, ad avanzare l'ipotesi del voto: "Macché cortei - afferma al Corriere della Sera il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli - si torni a votare". Un modo, spiega l'esponente leghista, "per dare una lezione ai "viscidoni" che anche all'interno del governo mantengono ambigue connivenze con i poteri forti".

BOSSI SCETTICO - E Umberto Bossi? Il Senatùr sembra allontanare l'idea di un ricorso alle urne ("Non penso che si andrà a votare"), ma assicura che in ogni caso "la Lega è pronta". Alla domanda se ci sia un complotto contro Berlusconi, il ministro per le Riforme replica: "È un problema di mafia. Abbiamo fatto leggi fortissime contro la mafia, quindi il rischio era che se la pigliassero con Berlusconi. Le prostitute le muove la mafia". Andrà alla manifestazione che il centrodestra vuole organizzare dopo la sentenza sul lodo Mondadori? "Non ho ancora parlato con Berlusconi" risponde Bossi.

FELTRI E IL "GOLPE" - Alla questione dedica ampio spazio anche il Giornale di Vittorio Feltri. La foto è di un premier pensieroso, di umore cupo. Il titolo è ancora più eloquente: "Questo è un golpe. Difendiamoci". L’editoriale del direttore detta la linea: "Berlusconi è stato attaccato al portafogli affinché capisca con le cattive ciò che non ha afferrato con le buone: deve abbandonare la politica". "Berlusconi ha tenuto duro su tutta la linea", sottolinea Feltri, e ora deve versare 750 milioni di euro per la vicenda del Lodo Mondadori: "la qual cosa significa ammazzare Mondadori, Fininvest, e ferire a morte Mediaset".

RUTELLI - Il direttore del "Giornale" fa anche riferimento alle recenti dichiarazioni di Francesco Rutelli. L'esponente centrista del Pd è tornato a parlare di "governo del presidente" nell'ipotesi di una crisi: "Per evitare prove di forza, più che un governo politico serve un governo che affronti i problemi economici e istituzionali e faccia le riforme".

CASINI: "SIAMO PRONTI" - E l'Udc fa sapere che un eventuale voto anticipato non dispiacerebbe. "Chi ha cento voti di maggioranza in Parlamento deve governare e risolvere i problemi del Paese, ricorrere a diversivi è solo il segno di un`impotenza politica seria", dice Pier Ferdinando Casini in una nota. "Ricorrere anticipatamente alle urne è sempre un fattore importante di democrazia. Noi siamo pronti a questa eventualità che, per quanto ci riguarda, non può che essere un auspicio".

"GLI ITALIANI VIGILINO"- Il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, risponde a stretto giro di posta: "È necessario che gli italiani siano messi nella condizione di vigilare contro il tentativo, ora più che mai evidente, di rovesciare il responso delle urne attraverso torbide operazioni di salotto, di tribunale e di Palazzo. Silvio Berlusconi, il governo e il Pdl hanno un rapporto saldo con i cittadini: e una larghissima maggioranza di elettori non consentirà che il proprio voto sia umiliato e sovvertito".

"IL GOVERNO? ESCE DAL VOTO" - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, dal canto suo conferma l'indisponibilità a maggioranze di governo diverse da quelle uscite dalle urne, frutto di volontà popolare. "La maggioranza è solo quella che esce dalle urne" ha detto rispondendo a uno studente dell’Università di Napoli dove è intervenuto in mattinata. Anche contro Fini si era rivolto nel suo editoriale Vittorio Feltri, sostenendo che il Presidente della Camera punti a presiedere in questa legislatura un nuovo esecutivo di carattere istituzionale sostenuto da una maggiooranza diversa da quella Pdl-Lega che sostiene l’attuale governo Berlusconi.

IL VERDETTO SUL LODO ALFANO - C'è poi il capitolo relativo al Lodo Alfano che si intreccia con questa vicenda. Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati del Pdl, ritiene che sia "inquietante la tempistica con cui si è giunti alla sentenza per il lodo Mondadori. C'è da chiedersi se rendere note oggi motivazioni così violente verso il presidente Berlusconi non abbia come vero obiettivo quello di condizionare i giudici della Corte Costituzionale che domani saranno chiamati a esaminare il lodo Alfano. Se così fosse, ci troveremmo dinanzi a un chiaro tentativo di condizionamento della democrazia italiana". Una posizione diametralmente opposta a quella del leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: "Mi auguro che un organo come la Corte Costituzionale non scriva una brutta pagina nella sua storia sessantennale, avallando una norma già respinta nel 2003, quando portava il nome di Schifani. Gli interessi di un corruttore, che vuole scampare al peggio, non valgono una briciola della reputazione della Corte". "Se il lodo sarà etichettato come costituzionale - dice ancora l'ex pm nel suo blog -, il Paese scenderà in piazza per il referendum per il quale lItalia dei Valori ha raccolto oltre un milione di firme e che, quindi, si farà. Se il lodo sarà respinto l’anti-Stato, ossia il governo Berlusconi, rimarrà comunque dove lo ha già dichiarato. Il Governo modificherà virgole e cavilli dell’attuale legge, finchè non verrà accettata. L’effetto immediato, dunque, sarà lo stesso in un caso o nellìaltro: tutto rimarrà immutato perché quello che state vivendo, cari italiani, un golpe moderno e ci siete dentro senza nemmeno accorgervene".

05 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

A Napoli nell'Università degli Studi Federico II

Fini difende Napolitano: "Chi attacca l'arbitro non ha senso delle istituzioni"

Il presidente della Camera non cita mai Antonio Di Pietro ma è chiaro il riferimento al leader dell'Italia dei Valori

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NOTIZIE CORRELATE

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Napolitano e i giorni del disagio (5 ottobre 2009)

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Scudo fiscale: Napolitano, "Anche se non firmo, il Parlamento rivota la legge" (3 ottobre 2009)

Gianfranco Fini (LaPresse)

Gianfranco Fini (LaPresse)

MILANO - "Le regole devono essere condivise e necessitano di arbitri, garanti e imparziali. Nel nostro sistema gli arbitri imparziali ci sono. Coloro che non lo comprendono e che attaccano gli arbitri dimostrano scarsa sensibilità istituzionale".

LECTIO MAGISTRALIS - Gianfranco Fini non cita mai Antonio Di Pietro ma questa è la risposta del presidente della Camera, nel corso di una lectio magistralis all'Università Federico II, alla domanda che uno studente gli rivolge a proposito di bicameralismo e Parlamento.

LEGGE ELETTORALE - Poi Gianfranco Fini ha risposto ad un altro studente che gli ha chiesto, se preferisse il sistema maggioritario o proporzionale. "Il mio auspicio rimane sempre quello di un sistema". Poi ha aggiunto: "Mettere mano alla riforma della legge elettorale - spiega il presidente della Camera - senza mettere mano alla riforma del governo, senza preoccuparsi di quelle conseguenze che determina in un sistema, anche se forse nel passato era l'unico dei modi, dopo 15 anni di transizione credo sia una scorciatoia pericolosa". "Oggi concentrarsi solo sulla legge elettorale è pericoloso perché - avverte - tutto il resto è veramente tanto, e tutto si tiene".

QUOTE ROSA - E ad una studentessa che gli chiedeva un parere sulle quote rosa Fini ha detto: "Fare una legge sulle quote rosa è suscettibile di critiche: non farla affatto significherebbe condannare il genere femminile ad essere sottorappresentato". "In attesa di una società complessivamente migliore - ha spiegato il presidente della Camera - e di una politica più attenta all'eguaglianza di genere definire attraverso le quote un numero minimo l'unica via. In teoria - ha proseguito Fini - è offensivo nei confronti del genere femminile ma al tempo stesso è un rimedio rispetto ad episodi come quello della giunta che non aveva neanche una donna al proprio interno. Quand'ero giovane anch'io auspicavo il meglio in tutte le cose, col tempo - ha sottolineato Fini - ho capito che il meglio è nemico del bene".

 

05 ottobre 2009

 

 

 

 

 

L'intervista

"Macché cortei, si torni a votare"

Calderoli: "Nell'esecutivo ci sono dieci-venti viscidoni. Fini? Lui porta avanti le sue posizioni: è legittimo"

ROMA — Ministro Calderoli, anche a lei sembra una buona idea organiz­zare una manifestazione per risponde­re all’"attacco concentrico" contro go­verno e Berlusconi?

"Capisco lo spirito della manifestazio­ne, per carità. Ma io credo che chi è al governo ha il dovere dei fatti. E dun­que, se qualcuno vuole cambiare le carte in tavola — e vedremo cosa succede­rà sul Lodo Alfano, sul Lodo Mondado­ri, su altre strane cose di cui si parla, su­gli attacchi anche contro la Lega —, al­tro che in piazza. Dobbiamo portare i cittadini a votare".

Al voto? Per combattere cosa, chi?

"I poteri forti che vogliono condizio­nare l’agenda del governo, e quando tro­vano resistenza reagiscono attaccando in modo scomposto chi è stato legitti­mamente eletto. Ma noi non ci stiamo, se lo mettano bene in testa. Se c’è un colpo di Stato, perché si impedisce di governare a chi è stato eletto e ha rivin­to le elezioni anche alle scorse Europee, noi non siamo affatto disponibili a subi­re. La risposta da dare è una sola, ed è concreta: bisogna chiamare a raccolta i cittadini, e farli esprimere con il voto".

Ma come ci arrivereste al voto? E sie­te sicuri che tutta la maggioranza vi seguirebbe?

"Quando i leader di una maggioran­za lo decidono, si va alle urne, non c’è dubbio. E si dà così una lezione ai 'visci­doni' che anche all’interno del governo mantengono ambigue connivenze con i poteri forti. Ce n’è uno in particolare, ma non è il solo, ce ne sono almeno die­ci- venti che hanno la coscienza sporca, e noi gli amici del giaguaro non li vo­gliamo...".

Scusi, ma con chi ce l’ha? Con Fini per caso?

"Ma no, lui fa politica, ha le sue posi­zioni e le porta avanti, ma questo è legit­timo. Non è a lui che bisogna guarda­re ".

E allora chi è il "traditore" a cui al­lude? Faccia il nome: è un ministro di peso?

"Io non ho parlato di ministri, ma di governo. Chi deve capire, capisce. Ma stia certo il Gran Visir dei poteri forti: non l’avrà vinta".

Paola Di Caro

05 ottobre 2009

 

 

 

 

 

LA LEGGE ALFANO E LA CORTE

L'anomalia di quel lodo

Poco più di sette an­ni fa — era il 2002 — scrivevo dell'im­munità parlamen­tare e avanzavo una propo­sta: "consentire al parla­mentare di scegliere tra sottomettersi al giudizio della magistratura o invo­care l'immunità. Però nel secondo caso non si potrà ripresentare alle elezioni e dovrà affrontare, a manda­to scaduto, il corso della giustizia. Questa proposta protegge il rappresentan­te nell'esercizio delle sue funzioni ma non consente a nessuno di sfuggire alla giustizia per tutta la vita. Immunità sì; ma non un’immunità che trasfor­mi le Camere in un santua­rio di indiziati in altissimo odore di colpevolezza".

Va da sé che questa pro­posta non fu accolta. Ven­ne invece approvata una legge che fu poi bocciata, nel 2004, dalla Corte Costi­tuzionale. Così ora ci risia­mo con il cosiddetto Lodo Alfano. Le novità sono due. Intanto scompare la parola immunità sostitui­ta dalla melliflua dizione "sospensione del proces­so penale". In secondo luogo questa immunità (perché tale è) si applica soltanto alle più alte cari­che dello Stato, e così di­venta, in apparenza, "im­munità salva-quattro".

In apparenza, perché an­che questo è un camuffa­mento. I presidenti delle due Camere non hanno mai chiesto un’immunità privilegiata, speciale, né si capisce perché ne abbiano bisogno, e cioè perché debbano essere insostitui­bili. Quanto al capo dello Stato, l'inquilino del Quiri­nale è già tutelato dall'arti­colo 90 della Costituzione, che lo rende indiziabile soltanto per "alto tradi­mento e per attentato alla Costituzione"; e in tal ca­so "è messo in stato d'ac­cusa dal Parlamento" (non dalla magistratura). Ne consegue che la "sal­va- quattro" è in realtà una cortina fumogena per una leggina ad personam (dav­vero con fotografia) che è soltanto "salva-uno" che è soltanto salva-Cavaliere.

Il fatto è che in tutte le democrazie un capo del governo viene sostituito senza drammi e senza che questo evento "possa osta­colare seriamente l'eserci­zio delle funzioni politica­mente più elevate" (come sostiene melodrammatica­mente l'Avvocatura dello Stato). Melodrammatico o no, l'argomento (discutibi­lissimo) non è un argo­mento giuridico. La Corte, che udirà il caso domani, dovrà soltanto valutare se il privilegio di intoccabili­tà a vita appetito da Berlu­sconi sia costituzional­mente accettabile.

Già, a vita. Il Lodo parla di sospensione tempora­nea; ma sembra che lasci aperto, senza dare nell'oc­chio, un varco fatto su mi­sura per Berlusconi. Nel te­sto Alfano, articolo 5, la "sospensione non è reite­rabile " se applicata a suc­cessive investiture in altre cariche; ma tace su succes­sive investiture nella stes­sa carica. Pertanto basta che Berlusconi si faccia sempre rieleggere presi­dente delConsiglioperes­sere salvaguardato sine die , senza termine. Intravedo già che l’ono­revole avvocato Ghedini di­rà proprio così. Mi chiedo se la mia pro­posta del 5 agosto 2002 non fosse meglio dei mo­striciattoli escogitati da al­lora.

Giovanni Sartori

05 ottobre 2009

REPUBBLICA

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2009-10-05

Il leader di Confindustria: "C'è la crisi, la gente non capirebbe"

Casini: "Ma noi siamo pronti". Bossi: "Al fianco di Berlusconi"

Marcegaglia: "No a elezioni anticipate"

Fini stoppa il governo tecnico

Il presidente della Camera: "La maggioranza è quella che esce dalle urne"

Marcegaglia: "No a elezioni anticipate" Fini stoppa il governo tecnico

Emma Marcegaglia

ROMA - I fedelissimi del premier le evocano come arma finale. Convinti dell'esistenza di un complotto ai danni del premier, fanno balenare il ricorso anticipato alle urne. Ma l'ipotesi di elezioni anticipate trova il secco 'altolà' di Confindustria. "In un momento di crisi come questo, andare alle elezioni anticipate sarebbe un qualcosa che forse la gente non capirebbe - dice il presidente Emma Marcegaglia - Auspico che questo non succeda, perché c'è bisogno di un governo che governi e che faccia le iniziative che servono. Non sono d'accordo con logiche al di fuori della maggioranza che ha vinto le elezioni''.

E se Francesco Rutelli rilancia l'ipotesi di un "governo che guardi al bene dell'Italia" e il leader centrista Pier Ferdinano Casini "auspica" elezioni anticipate, dicendosi "pronto per le urne", il presidente della Camera, Gianfranco Fini, dice no a un governo tecnico: "Nel nostro sistema, la maggioranza è quella che esce dalle urne. Non a caso gli elettori che hanno votato nelle ultime politiche hanno trovato sulla scheda il nome del candidato premier".

La Lega, invece, ribadisce il pieno appoggio al premier Silvio Berlusconi, che si definisce "vittima di un complotto", e che oggi bolla la sentenza Mondadori come "enormità giuridica". Il Carroccio conferma la piena disponibilità alle elezioni anticipate: "Penso che non andremo al voto, comunque noi siamo sempre pronti" dice Umberto Bossi, ministro per le Riforme e leader della Lega Nord. Bossi poi ribadisce che le vicende personali del premier sono "un problema creato dalla mafia, noi abbiamo fatto leggi pesantissime contro la mafia e quindi c'era il rischio che se la pigliassero con Berlusconi".

Quanto alla possibilità di una manifestazione 'pro Berlusconi', Bossi non commenta. Della scesa in piazza del popolo del Pdl aveva parlato il capogruppo del PdL alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che oggi rilancia la proposta: "Stiamo riflettendo sulla possibilità di una manifestazione politica che mira a dar voce alla maggioranza del popolo italiano che conferma il suo sostegno a questo governo e al presidente Berlusconi".

(5 ottobre 2009)

L'UNITA'

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2009-10-05

E il Pdl grida al "disegno eversivo"

Arrivano le motivazioni della sentenza che definisce Berlusconi corresponsabile di corruzione e il Pdl insorge, gridando al "disegno eversivo". "La tempistica e i contenuti di una sentenza che a 20 anni dai fatti arriva con sospetta puntualità, rafforzano l'opinione di quanti, come noi, pensano che vi sia chi sta tentando, con mezzi impropri, di contrastare la volontà democratica del popolo italiano", fanno sapere i presidenti del gruppo Pdl al Senato ed alla Camera Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, ed i rispettivi vicepresidenti vicari, Gaetano Quagliariello e Italo Bocchino.

Nella nota congiunta si aggrappano al consenso popolare. "Mentre il governo Berlusconi affronta con energia e consenso largamente maggioritario la realizzazione degli impegni assunti con gli elettori e ogni emergenza, si tenta, vanamente, di delegittimarne l'azione", recita la loro tesi difensiva. Anzi, offensiva. Visto che ruota attorno a un fantomatico "disegno eversivo". Da loro evocato e da loro respinto.

Insomma, se la cantano e se la suonano. "Siamo certi che questo disegno non troverà spazio nelle Istituzioni e, ciascuno nella sua diversa responsabilità, agirà partendo dal presupposto del rispetto della legalità e della sovranità popolare", fanno sapere. "Gli attacchi che fuoriescano dai canoni dell'opposizione democratica, dura ma rispettosa delle Istituzioni, ci portano ad assicurare che, in Parlamento così come nel Paese, forti di un consenso chiaramente e più volte espresso dagli italiani, il centrodestra proseguirà nella politica del fare e del governare, che nessun disegno eversivo potrà sconfiggere".

05 ottobre 2009

il SOLE 24 ORE

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2009-10-05

Lodo, informazione ed escort: Pdl in piazza per Berlusconi

5 ottobre 2009

Secondo Fabrizio Cicchitto, il primo a lanciare l'idea, dietro gli attacchi di questi giorni (e mesi) a Silvio Berlusconi ci sarebbero "precisi settori politici e finanziari", a cominciare da De Benedetti

 

Una grande manifestazione, magari in dicembre (si parla di mercoledì 2 o di sabato 5) come quella del 2006, per rispondere "all'attacco concentrico" contro Silvio Berlusconi. I pretoriani del presidente del Consiglio, Sandro Bondi, Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello lanciano la proposta di portare in piazza il Popolo delle Libertà, con il pieno accordo della componente degli ex di Alleanza Nazionale, Ignazio La Russa e Italo Bocchino, i quali tuttavia preferiscono una manifestazione pro-governo più che anti-sinistra.

Secondo Fabrizio Cicchitto, il primo a lanciare l'idea, dietro gli attacchi di questi giorni (e mesi) a Silvio Berlusconi ci sarebbero "precisi settori politici e finanziari", a cominciare da Carlo De Benedetti, considerato il "vero leader della sinistra", attraverso vari mezzi: dal gossip, all'evocazione degli attentati di mafia del '92, alla recente sentenza civile sul lodo Mondadori. Sono soprattutto giudici, editori e giornalisti gli avversari più acerrimi del premier, dietro i quali, secondo Cicchitto, si agiterebbero settori dell'industria e della finanza italiana. L'obiettivo dichiarato - aggiunge il capogruppo a Montecitorio del Pdl - sarebbe quello di manipolare con manovre di palazzo la vittoria elettorale del 2008. Ecco perchè, è la sua conclusione, "bisogna cominciare a esaminare l'opportunità di una grande manifestazione popolare".

Il presidente del Consiglio ufficialmente non commenta, ma è evidente il via libera da parte di un Berlusconi infuriato per la sentenza che potrebbe costare a Fininvest 750 milioni di euro. E, anche per quanto riguarda la decisione della Consulta sul lodo Alfano, prevista per martedì, il ricorso alla piazza sarebbe per lui molto importante. L'opposizione legge in questa proposta un segno di debolezza: Francesco Rutelli (Pd) ventila addirittura un "governo del presidente" in caso di sentenza negativa della Consulta, dando per scontate le dimissioni del Cavaliere, mentre il centrista Lorenzo Cesa vede l'ipotesi del ricorso alla piazza da parte della maggioranza come una "campana a morto" per la legislatura. Dalla maggioranza, invece, il leghista Roberto Calderoli arriva a minacciare un ritorno al voto "se gli attacchi contro il premier dovessero continuare". Ipotesi ventilata anche dal ministro ex An Ronchi: "Se Berlusconi cade subito al voto".

5 ottobre 2009

 

 

 

 

AVVENIRE

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